PRIMULACCO – 14 MAGGIO 2020

Vagabondaggi anfibi

I magredi del Torre, ridotti oggi a qualche brandello di prato stabile, per il resto trasformati in arativi e capannoni, si estendevano un tempo nell’alta pianura principalmente in sinistra orografica, dal savorgnanese fino al manzanese, dove il Torre incontra il Natisone. Vaste terre magre, non certo quanto i magredi del Cellina Meduna, ma ugualmente interessate dallo stesso tipo di gestione: il pascolo, la transumanza e, nelle zone dove si formava il prato magro, la fienagione. Percorriamo una pista a fianco del greto che ricalca in parte i guadi già presenti in epoca romana, come quello famoso tra Primulacco e Rizzolo. Saliamo verso i colli, alla ricerca di spazi aperti, selvaggi e rigeneranti dopo oltre due mesi di stop. L’acqua chiara ci attira per la sua tranquillità e lucentezza. Da certi punti non si vede altro che sassi, acqua e vegetazione riparia, scure macchie di pioppi e salici che ornano il bel torrente dove passa veloce il cangiante martin pescatore o si mimetizza immobile l’airone cenerino. Le fioriture nei dintorni sono a dir poco stravaganti, come sempre accade in questi luoghi un po’ naturali e un po’ antropizzati: si va dallo specchio di Venere al fiore dell’angelo, dal caprifoglio al giaggiolo fiorentino; insomma c’è da divertirsi a capire se una tal pianta è spontanea o naturalizzata, un po’ come per i cognomi in un paese. Lungo il Torre, ovviamente, i percorsi non hanno ne capo ne cosa e ad un certo punto si decide di rientrare, calcolando che c’è ancora altrettanta strada da fare. In certi giorni è bello camminare così, senza una meta, ma con tanti perché.

Il Torre è il più bel fiume del Friuli e maggio il più bel mese dell’anno. Camminare lungo il Torre a metà maggio è la più bella esperienza che si possa fare, soprattutto in questo maggio e lungo questo Torre, che dopo le recenti piene ha ancora tanta bella acqua azzurra.