Pieria – 25 OTTOBRE 2020
Deventâ foet
I boschi di faggi e abeti della Val Pesarina si fanno ammirare in una domenica di fine ottobre. Ad aprile ne scorgevi i primi virgulti, di un tenue verde sfumato sopra i grigi mantelli invernali. Allora i faggi si ridestavano e il bosco rinasceva. Ma in ottobre, prima di ripiombare nel grigio … che colori! … Che scenari! Gli impassibili abeti, puntali verde scuro a macchie compatte, assistono al ciclico mutare dei loro compagni di viaggio. Osservano le ocre dei faggi virare lentamente al marrone e poi cadere. “Las fueas devèntin colôrs prima di deventâ foet”: le foglie diventano colori prima di diventare lettiera nelle stalle. Così Leonardo Zanier, poeta di Maranzanis, nella sua struggente “La bielecia da Cjargna” (La bellezza della Carnia). Già, così è la vita: esuberante gioventù, stravagante e colorata, prima di diventare utile maturità, e il più delle volte spegnersi, come le foglie dei faggi, per finire a far lettiera e concime. Guardando questi bei boschi variopinti, come non notare il giallo acceso degli aceri di monte, puntuale e sparso qua e là, radamente, tra le ocre. Se solo i faggi facessero loro un po’ più di posto, che boschi vedremmo in autunno! E se poi ci si mettessero di mezzo anche i ciliegi, che devono sempre tenersi ai margini delle esuberanti faggete, se potessero entrarvi in gran copia anche loro, i boschi guadagnerebbero il rosso fuoco, ed allora che super boschi vedremmo in autunno! E se non ci fossero state le glaciazioni del quaternario chissà, ci sarebbero anche altre specie di aceri, altri colori, come nelle foreste nordamericane e canadesi! Ma direi che i boschi carnici, scampati alla tempesta disastrosa di qualche anno fa, vanno bene così. Faggi e abeti, oggi ancora assieme per fortuna, qui, davanti agli occhi, con qualche acero giallo, ciliegi più in basso e in alto i larici, pronti a dare spettacolo. Son già più di tanto, più di ciò che meritiamo. Sono perfetti questi boschi, e queste foglie che presto cadranno, questi colori che a breve svaniranno. E allora come non concludere questa variopinta domenica autunnale con Eugenio Montale: “… si esauriscono i corpi in un fluire di tinte: queste in musiche. Svanire è dunque la ventura delle venture”.