UDINE – 30 DICEMBRE 2020
Imperdibile o imprevedibile?
Si cammina per tanti motivi. Ognuno ha le sue buone ragioni per mettersi per via. Pochi lo fanno così, tanto per fare, almeno credo e spero. Camminare richiede comunque impegno, preparativi, procedure, a volte anche un po’ di fatica. Di conseguenza l’esercito dei marciatori è già dalla partenza composto da truppe scelte, motivate, che nel cammino rifiniranno l’addestramento emotivo, inseguiranno le loro aspirazioni, troveranno, forse, ciò che vanno cercando, o scopriranno ciò che sono predisposte ad accogliere. Molte volte siamo partiti con un obiettivo in mente. Atteggiamento pretenzioso e pericoloso, comunque comprensibile e insito nell’essere umano.
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Eccola sorgere di nuovo, la decima luna, la “Luna del Lupo”, la prima dopo il solstizio d’inverno. È trascorso un anno da quando, sorniona, ha preso forma dalle brume collinari nella piana del torrente Corno. Il cammino non è iniziato allora, ma della sua luce discreta ha beneficiato e tratto linfa vitale.
L’aspettativa spesso distoglie dal vero senso dell’andare. Altre volte (la minoranza, ahimè), la condizione di partenza è stata semplicemente un blanc mentale, che non corrispondeva al vuoto o alla mancanza di interessi, bensì ad un substrato ideale per assorbire eventi e situazioni inattesi; una sorta di pellicola fotografica non ancora impressa e predisposta all’esposizione di qualsivoglia situazione di luci e forme. Questo modo di partire è quello che attualmente preferisco, e che si è intensificato nell’ultimo periodo. Di conseguenza le mete non definite nei dettagli, oppure quelle che sulla carta non promettevano nulla d’interessante, hanno catalizzato un istintivo interesse e guidato, più o meno inconsciamente, le scelte. Anche determinati periodi dell’anno, ad esempio quelli definiti “morti”, rappresentano sempre di più un’attrattiva e ispirano silenziosamente la selezione degli itinerari. Come massimo desiderio, per le lune a venire, ci sarebbe la scelta del tutto casuale delle mete: condizione idonea all’incontro inaspettato con un ambiente ancora ignoto e con i suoi elementi vitali. Partire da ignoranti dei territori che si attraverseranno e accoglierne strada facendo le novità, osservare e arricchirsi lungo il cammino, è l’ambiziosa pretesa che affidiamo a questa luna invernale.
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Appuntamenti imperdibili saranno certamente mantenuti. Come rinunciare a quella fioritura, unica in quel monte, o ad un’alba speciale da un punto panoramico che già ci donò tante emozioni? Ma a pensarci bene, cosa può essere definito imperdibile? Forse qualcosa che si è già visto e si vuole rivedere, rivivere? Perché abbiamo bisogno di ritrovare un luogo caro, un aspetto naturale che ci ha donato gioia già una prima volta? O perché vogliamo nutrire aspettative verso un luogo o una situazione che ci sono giunti all’orecchio o all’occhio attraverso un passaparola mediatico? Non sarebbe più saggio accontentarci di ciò che abbiamo già visto e vissuto e fidarci di ciò che ci hanno trasmesso gli altri, dedicando il tempo rimanente a nuovi cammini? Non sarebbe meglio, giunti nuovamente di fronte a questa bella luna che naviga solitaria sulle brume dei campi rinsecchiti, impegnarci a navigare nei giorni a venire su nuove rotte? Non sarebbe un bell’azzardo dedicarci, da qui in avanti, alla ricerca di baie sconosciute che celano nuovi approdi, promontori che promettono nuovi panorami, e foreste per noi ancora inesplorate? Saggia luna, che nel tuo eterno andar per notti fredde non hai ispirato solo poeti sconsolati o sventurati innamorati, ma anche impavidi esploratori e curiosi ricercatori oltre l’atteso, l’imperdibile, il percorso marcato, guidaci ancora e sempre lungo il nostro imprevedibile cammino.