PASSO PRAMOLLO – 20 FEBBRAIO 2021

La boa

Tutto appare simile in ogni punto: fronde di pecci, dossi, radure. In questo procedere a vista, o meglio a sensazioni, dal momento che s’attenuano le luci serali e non ci sono chiari riferimenti a terra, ti senti comunque tranquillo e sai che tra te e la baita non s’interpongono precipizi, punti esposti, barriere rocciose, tutt’al più alcuni tratti un po’ ripidi. Il cammino si presenta semplice, breve e senza dislivelli. Una leggera discesa all’andata, e di conseguenza una salitina sulla via del ritorno. Il resto è pianeggiante. E poi c’è sempre la carta topografica sul telefonino, con un cerchietto colorato che indica la tua posizione ogni istante, le tue coordinate, l’altitudine. Più facile di così… La neve cambia notevolmente il paesaggio, ed i pianori umidi, occupati in estate dalle preziose torbiere del passo alpino, stasera appaiono come vuote stanze che si aprono tra macchie scure di abeti colonnari. Il largo sentiero che nella bella stagione ti conduce spensieratamente alla baita è scomparso ed i segnavia bianco rossi sono collocati troppo in basso sui tronchi, ricoperti dall’abbondante neve caduta durante l’inverno. Ci vorrà ancora del tempo, alcuni mesi, per veder rinverdire gli acquitrini, punteggiarsi di candidi piumini degli eriofori, bordarsi dai rododendri in fiore, o scorgervi la rara drosera, ma non c’è fretta. Giugno arriverà come ogni anno al termine di una primavera che altrove ci regalerà nuovi colori e gioie per gli occhi e per lo spirito.
(Continua…)

Ti mette gioia in corpo e ti infonde serenità l’incamminarti per boschi sul far della notte, sapendo che sei diretto ad una baita in mezzo ad una radura, protetta da alte cime. Un luogo tranquillo, che già conosci e hai incontrato durante lunghe escursioni estive. Avverti un senso di sicurezza nel dirigerti in quella direzione, nonostante il sentiero sia stato cancellato da due metri di neve e non vi siano segni, tracce, aperture nel bosco, che ti indichino precisamente la via.

Bisogna godere le stagioni per quello che sono, a partire da questa serata di mezza luna allo zenith, che alle sei di sera ci indica il sud e non è così invasiva da cancellare le stelle. Le prime compaiono sull’ultimo chiarore del giorno, che sfiora il crinale e la neve ancora appesa ai rami dei pecci. Altre si accendono quando cala la luce, rintanandosi dietro le alte forcelle, da cui si espande un silenzio rilassante che pervade il fondovalle e avvolge persino il fastidioso scroscio delle ciaspole. Da dietro una roccia appare all’improvviso la baita. Distinta, al centro della radura pianeggiante, si mostra sotto un cielo ancora rosato, al limite del buio. La meta è raggiunta, una nuova tappa del cammino dei sogni, un timbro nei ricordi del cuore, un puntino nel buio in mezzo al candore; Orione è comparso sotto la luna, la notte è arrivata. Tutto è puntuale ma non scontato. I luoghi cambiano con le stagioni, come la gente e il nostro carattere. La meta, si sa, è solo un attimo, un’occasione per ritrovarsi, per capire come siamo cambiati, e per cercare come sempre di migliorarsi. E questa bella baita con gli scuretti rossi, semisepolta dalla neve, in mezzo ai boschi ed ai monti, è una delle tante boe luminose della mia, nostra, tua, vostra regata. Un porto sicuro, ma fittizio, senza approdo, un luogo che velocemente raggiungiamo ed altrettanto rapidamente ci lasceremo alle spalle. Quattro risate, una bevuta con la ciurma di cui facciamo parte e siamo di nuovo per mare.