FAEDIS – 29 SETTEMBRE 2020
Dialogo senza tempo
Il cammino pomeridiano, che ha come obiettivo l’andar per vigne senza un percorso prestabilito ma soltanto la meta finale, prende le mosse da un guado inatteso. Le piogge dei giorni scorsi hanno ridato vigore ai piccoli rigagnoli estivi; un piccolo balzo non basta più a superarli, ci vuole un traghetto, o l’auto della guida… Le vigne dei Colli Orientali, come d’altro canto quelle di tutte le zone doc collinari, si dividono in due categorie: vigne amate e vigne sfruttate. Solitamente le prime si trovano nei punti più impervi, ripidi, malagevoli, mentre le seconde abbondano nei ripiani, nelle bassure, nei posti comodi. Non serve aggiungere che le prime producono vino sincero, ecclettico, mutevole, genuino, mentre dalle seconde sgorgano ettolitri di vino noioso, piatto e salutisticamente discutibile. Non serve neanche aggiungere che le etichette delle seconde sono più belle e accattivanti, che il marketing è tutto nel mondo moderno e le vigne amate e lavorate con passione passano ai più inosservate. Oggi abbiamo potuto osservare con attenzione sia le prime che le seconde. In queste ultime ci siamo soffermati e sentiti a nostro agio. Pali in legno, un po’ sghembi, tralci curati, grappoli sani, che attendono mani delicate per la vendemmia: atto d’amore finale, poiché in cantina tutto il resto andrà da sé, come in un parto naturale. Tra le belle vigne: corone di filari ai colli assolati, spiccano quelle del Refoscone. Vitigno autoctono dell’amena conca solcata dal Grivò di Faedis, presidiata un tempo dei grandi manieri di Zucco e Cucagna, due macchie chiare nel folto dei boschi pedemontani. Grappoloni sodi, allungati e dal portamento nobile, come il loro nome. Si avvicina un vecchietto sorridendo nel vedere l’ammirazione verso quei graspi turgidi e fecondi di buon vino, e in friulano ci dice: “Biel il rifosc eh?”. Io resto ultimo, a contemplare il cielo vuoto oltre le vigne mature, contento come un bambino per il bel pomeriggio di sole. Penso alle parole di Pavese sulla vigna: quella delle Langhe, amata. In questo spazio raccolto e unico, è ben vero che il ragazzo e se stesso diventato adulto si incontrano e continuano un dialogo senza tempo, che non hanno mai smesso e che nessun altro, tranne loro, potrà mai sentire o capire.