SUBIT – 6 SETTEMBRE 2020
Distanze e opportunità
Capita a volte di vedere la meta dell’escursione già dalla partenza. Una croce lontana, un rifugio arrampicato lassù, piccino piccino. Può sembrare un traguardo troppo distante, una difficile sfida, che ci fa partire con il dubbio di arrivare. Questo atteggiamento non è sbagliato. Infatti, una volta partiti, ben presto ci accorgeremo che quella cima o il rifugio appariranno viva via più vicini, più di quanto pensassimo e credessimo. La cosa peggiore è rinunciare alla partenza, rimandare, stare spenti, come dice Vasco, con la scusa del tempo, che manca, o che è brutto. Questo atteggiamento sta lentamente invadendo il mondo, impigrito sui divani dei lock down; si sta rosicchiando la gioia di vivere di tanti, troppi camminatori potenziali. Settembre stamattina ci baciava in fronte con il caldo sole, la frutta matura. Guardavo il cielo terso pensando alla camminata del tardo pomeriggio nei sentieri attorno a Subìt. Paesino incantevole, per il quale non si può non usare le nauseabonde diciture: “adagiato sui monti” oppure “balcone sul Friuli”, inflazionate etichette da promotour che, assieme all’immancabile “panorama mozzafiato” solo per Subìt e pochi altri luoghi avrebbero senso. Fatto sta che il tardo pomeriggio arriva, e da quei boschi apparentemente fitti, da quella selva oscura, come dal nero cilindro di un mago, escono inattese cascate di ciclamini che invadono il sottobosco con dolci fragranze; spuntano panorami come funghi e funghi di ogni sorta, dalla simpatica mazza di tamburo alla temibile ma aggraziata Amanita phalloides. Le cime si sparpagliano lungo il sentiero giocando a nascondino tra le aperture nelle fronde. Sbucano improvvise nuove vette, possenti bastionate, gruppi inattesi di monti e colli. “Ad ogni piano un paradiso” cantava Fossati, ed in questo saliscendi da un piano all’altro i paradisi si susseguono, regalandoci opportunità inattese, e perciò ancor più belle da cogliere, en passant. Personalmente il paradisiaco incontro con l’aconito delle Giulie (Aconitum angustifolium), gioiello di rara bellezza, in piena fioritura sotto annosi carpini neri, è stata l’opportunità colta con maggior diletto. Giunti infine a quella croce che da sotto appariva così distante, ci siamo accorti che il pomeriggio è volato, il tramonto arrivato, e la voglia di restare accesi, prendendoci tutto il nostro tempo, ha riempito fino all’orlo la consapevolezza che il “qui e ora” è il tesoro più grande.