RIVE D’ARCANO – 17 MAGGIO 2020
Dopo il temporale
Il panorama si apre immediatamente sul semicerchio delle cime che circonda con riguardosa discrezione l’anfiteatro morenico a nord. La vista spazia dal Krn al Raut e ci si accorge di essere stati catapultati oltre la primavera, quest’anno intravista da dietro le recinzioni domestiche. Ha smesso di piovere da poche ore e l’erba fresca luccica alle 7 del mattino. Freschi profumi si mescolano alle melodie del tordo bottaccio, specie silvana che negli ultimi decenni ha trovato un ottimo habitat tra questi colli sempre più boscosi. Le felci aquiline dispiegano i giovani germogli in un ghirigori di ricami impeccabili e da sotto la giovane quercia filtrano raggi da paradiso terrestre. Insetti rattrappiti penzolano dagli steli più alti in attesa di un po’ di calore per asciugarsi e riprendere il lavoro interrotto ieri sera prima del temporale. Si rimette in moto il prato, colorati pollini dalle forme più stravaganti ripartiranno con diversi mezzi di trasporto per raggiungere i loro amati pistilli e noi seguiamo l’onda verde, bagnati fino al ginocchio, per raggiungere il piccolo angolo di Eden dove fioriscono i giaggioli siberiani. Ma quanto siete belli? Una distesa di azzurro screziato di tenue giallino e forme che rasentano la perfezione del Creato ci convincono che siamo solo ospiti di questa magia, disturbatori di passaggio che escono in punta di piedi dal meraviglioso scrigno. Durerà ancora quanti anni? Chissà, speriamo a lungo, ma non dipende da noi; come sempre sono altri a decidere sul destino del mondo. Il sole è alto, è ora di rientrare. Oggi siamo stati testimoni oculari del detto che il mattino ha l’oro in bocca.