TANAMEA – 19 LUGLIO 2020

Oltre le nuvole

La partenza chiarisce subito che per raggiungere le nuvole, sogni a parte, ci sarà da sudare. Nessuno si tira indietro e, ficcate negli zaini felpe e giacche, accettiamo la sfida. Sapevo che la salita non mollava, ma non pensavo che rispetto all’ultima volta, vent’anni fa, il buon Dio ne avesse aumentato la pendenza! L’erta sotto la volta compatta dei faggi non concede soste; soltanto oltre i pascoli rinselvatichiti di Kuntia, con mezzo chilometro di dislivello nei polpacci, ci verranno in soccorso i primi panorami: la vicina catena dei Musi con Zajavor e la sua caratteristica Bocchetta in bella vista. Visioni che ci accompagnano con delicato rapimento degli occhi durante l’ultimo strappo, fino in sella. Qui d’improvviso tutto cambia. Del bosco che ci ha ombreggiati per due ore non v’è più traccia e le rigogliose praterie montane han preso la scena. Alte erbe nascondono il sentiero in piano ed ecco che d’innanzi ci appare, tra vaporose nubi, l’immensa pianura. La sensazione di leggerezza data dal vuoto infinito mi invita a sedermi su un ciuffo di festuca pungente: basta adagiarsi lentamente! Le nuvole salgono dal basso e scivolano sul trampolino prealpino per innalzarsi e scoprire, a tratti, piccoli paesini e vasti boschi. Ci si dovrebbe fermare a lungo in contemplazione per assorbire l’essenza prealpina di tali balze selvagge, pattugliate in cielo dai grifoni e battute furtivamente dai camosci. Una bella Parnassius apollo si concede lungamente agli scatti di sofisticate fotocamere o semplici smartphone, ondeggiando su una purpurea Knautia. Nel proseguire lungo l’aereo crinale il giardino fiorito presenta nuove specie, varietà e colori, mentre i panorami, liberi ormai verso il portentoso Canin e le Alpi Giulie, drenano definitivamente la fatica della salita. Le stelle alpine certificano la qualità dell’impresa e tutto ora fila via liscio, leggiadramente, completando il nostro desiderio d’infinito.

Quando metti il naso di là dalla cresta del Gran Monte dimentichi la tua natura di bipede che ti ha spinto a fatica fin quassù e spicchi il volo. Davanti a te, oltre lo scivolo verde delle praterie in fiore e delle ultime basse pieghe montuose, si spalanca l’infinito che tu desideravi.