INTERLAND UDINESE – MAGGIO/LUGLIO 2020

Salto la cena 1

BONAVILLA – 20 MAGGIO. Siamo partiti dall’Ovest dopo un temporale a fine maggio, nei prati del Parco del Beato Bertrando. Bonavilla è un minuscolo centro rurale scampato alla bonifica urbana e alla rettifica viaria della periferia udinese. È bello darsi appuntamento qui, un po’ fuori dal tempo. Le orchidee selvatiche, in gran varietà, gocciolavano ancora e le gocce brillavano sospese su steli e labelli ai raggi bassi sbucati da sotto le nubi. La vecchia quercia era sempre al suo posto, non immobile ma lentamente danzante, come solo lei sa fare. La serata è stata piacevole; il filare di gelsi al tramonto con lo sfondo dei campi di grano maturo una visione sublime. Il saluto finale dell’assiolo un’emozione sperata: eravamo lì apposta per lui.

Ovest Nord Est Sud, quattro tappe ai punti cardinali della città, fuori porta, per quattro serate dedicate al benessere, all’ora del tramonto. Quattro passeggiate in allegra compagnia, semplici semplici, con la natura ancora una volta protagonista.

ADEGLIACCO – 12 GIUGNO. Il solstizio vicino allontana l’ora del tramonto e allunga la sera. Le rogge del Torre, prima di entrare a Udine, ci accompagnavano a tratti mentre risalivamo la campagna a Nord della città. Non abbiamo scelto una strada bianca a caso, ma La strada bianca: via Bariglaria, antica Julia Augusta, prima “strata” dell’alta pianura friulana. Tirando diritti si punta “ad tricesimum lapidem”: il trentesimo miglio da Aquileia (Tricesimo o Reana?), con i monti in faccia, quei monti che celavano il Norico. Come centurioni in marcia siam giunti a San Giorgio, chiesetta immersa nell’agro reanese, al tempo probabile quadrivio per i guadi del Torre. In questi luoghi scorazzava anni addietro la banda di Toni Menòt, il brigante che rubava ai ricchi per dare ai poveri, un Robin Hood nostrano di cui non si è persa la memoria. Lo abbiamo ricordato cammin facendo, quando il buio scivolava sotto le fronde degli ontani neri invadendo l’acqua cheta della roggia, acchiappandoci alle spalle.

PRADAMANO – 26 GIUGNO. Ogni sera da metà a fine giugno è una magica sera di mezz’estate. Dopo aver acquistato patate novelle e pesche alla Frasca Rossa, che smercia frutta e verdura di produzione propria e buoni “tajùz”, ci siamo incamminati nel caldo non fastidioso, diretti al basso Torre. Pradamano, crocicchio d’antiche vie: da un lato il guado Malina-Torre, dall’altro, diritta come una fucilata, ancora una volta la Julia-Augusta, antica via consolare romana che sale ad innestarsi sulla Bariglaria. Di fianco il timido Rojello che porta acqua fresca in paese. Pradamano, che se avesse avuto un colle sarebbe diventata la città, il nostro capoluogo. Il frinire delle cavallette avvolge l’atmosfera dorata dei prati stabili, dove il Crysopogon grillus, ormai altissimo dispiega le rossastre spighe alla brezza serale. Le centauree attirano danzanti farfalle e il profumo dei caprifogli nelle siepi vicine riempie l’aria. Il profilo azzurrino delle Prealpi Giulie chiude degnamente la vista di questo Est che oggi abbiamo calpestato, mentre all’opposto un campo di girasoli ci separa dal tramonto. Non è proprio vero che seguono con lo sguardo la nostra stella. Sono tutti girati da questa parte: già pronti all’alba di domani.

BASALDELLA – 3 LUGLIO. Si finisce per ricominciare. Camminando è sempre così. Un giro tira l’altro. Oggi completiamo il giro della periferia con la tappa meridionale, nei prati di San Canciano, biotopo che visitiamo regolarmente da un po’ di anni per le fioriture dei narcisi, ai primi di maggio. Ma quest’anno ci capitiamo due mesi dopo e quei prati non hanno più tracce dei narcisi, nuovamente rintanati nei bulbi. Là sopra è giunto il tempo delle campanule, del finocchiaccio, del caglio e dei garofanini. E soprattutto di miriadi d’insetti che fanno del prato la loro vita. Il canto dell’usignolo ci rapisce al primo bivio, presso una chiesetta sul limite della valle del Cormôr. Antiche tracce dei romani anche qui: urne cinerarie emerse con gli scavi di alcuni decenni fa. I luoghi sacri restano tali per millenni; si succedono solo le religioni. Il tramonto ci invade con inusuali scenari per l’estate: fiamme rosse e sfumature d’ogni tinta calda esistente. La cornice dei monti è superba, ne nominiamo una ventina, dal Coglians al Krn. Poi ci fermiamo perché era previsto il salto della cena. Ci tocca osservare il precetto…